sabato 9 marzo 2013

Il museo? Casa mia. Domeniche gratis per i triestini

Dal 2013 ogni seconda domenica del mese i nati e i residenti a Trieste possono entrare liberamente nei musei della città.
Ad aspettarli non solo un ricco patrimonio d’arte, storia e scienza distribuito in quindici sedi, tra cui vi sono alcuni tra i più importanti palazzi storici di Trieste, ma anche molte iniziative progettata proprio per queste domeniche speciali.
Chi si presenterà all’ingresso di ogni museo (esclusi il Museo del Risorgimento e la Risiera di San Sabba, sempre accessibili gratuitamente) potrà ritirare una speciale tessera nominativa che gli permetterà – anche in seguito – di usufruire dei vantaggi offerti ai residenti per tutto l’anno, di essere sempre informato sulle attività dei musei e sulle mostre, e, a seconda del numero di visite che farà, di ritirare alla fine del 2013 dei volumi in dono. Cosa troveranno i triestini nei loro musei? In ogni sede verranno esposti almeno un’opera o un oggetto importante e “mai visto”, o scomparso da tempo dall’esposizione, perché acquisito da poco, normalmente conservato in deposito o assente per restauro. In alcuni casi saranno proposti percorsi completamente rinnovati. Inoltre troveranno una speciale accoglienza da parte dei volontari delle associazioni triestine che da anni collaborano con i musei e che forniranno informazioni sulle collezioni e sui percorsi, ma anche sulla loro attività di volontariato. >>>



Per i più piccoli sono stati ideati giochi, laboratori di disegno e cacce al tesoro con sorprese finali.  Ogni mese avrà come filo conduttore un tema. Il tema di marzo sarà: “Primavera nei musei: a caccia di fiori ” e sarà proposto come un itinerario speciale da seguire da una sala all’altra come una divertente ricerca di particolari.
I visitatori troveranno anche sconti del 20% sui libri e sui gadget nei bookshop dei musei e poster in omaggio.
Le caffetterie del Museo Revoltella e di Palazzo Gopcevich saranno aperte (“facciamo colazione con l’arte!”), ma anche negli altri musei ci saranno piccole sorprese dolci per i triestini in visita.

MUSEO D’ARTE ORIENTALE:
due nature morte con oggetti esotici

Presso il Civico Museo d’Arte Orientale sono eccezionalmente esposte due Nature morte novecentesche, opera di autori triestini, scelte per dialogare con gli oggetti del Museo: la Natura morta con porcellane giapponesi di Emma Gallovich-Galli, databile agli anni ’20 del ’900, di proprietà dei Civici Musei di Storia ed Arte, recentemente restaurata e mai esposta al pubblico, e la superba Grande natura morta con fiori e cineserie di Bruno Croatto del 1943, proveniente dal Museo Revoltella.
Entrambe le opere sono testimonianza della grande passione per l’arte estremo-orientale, e giapponese in particolare, che coinvolge pittori e collezionisti in tutta Europa dagli anni ’60 del XIX secolo fino ai primi decenni del secolo seguente.
Trieste, porto di approdo e partenza delle navi del Lloyd Austriaco, è un luogo privilegiato per la formazione di raccolte di arte asiatica, che si concretizzano, solo per fare qualche esempio, nel Gabinetto Cinese Wünsch, originale negozio di oggetti esotici attivo a Trieste nella seconda metà dell’800, o nella straordinaria collezione di stampe dell’ukiyo-e di Mario Morpurgo de Nilma, nucleo portante del museo.
Le due opere rispecchiano questa situazione tipicamente triestina: Emma Gallovich (il cui cognome è italianizzato in Galli nel 1929) era figlia di un capitano di lungo corso del Lloyd triestino che, al ritorno dai suoi frequenti viaggi, recava in dono alla famiglia oggetti e stampe, soprattutto orientali, rendendoli familiari alla pittrice fin dall’infanzia; mentre è risaputo che Bruno Croatto era un collezionista di oggetti orientali: vasi di varia foggia in porcellana e in metallo a smalto cloisonné, statuine di divinità in bronzo e porcellana, manufatti in seta ricamata compaiono a più riprese nelle nature morte e nei ritratti realizzati dall’artista lungo tutta la sua carriera.
In queste due opere l’attenzione all’arte orientale si configura non tanto come uno spunto di rinnovamento visivo nell’impaginazione e nella resa pittorica, quanto come un’attenzione per la moda più esteriore delle chinoiseries e japonaiseries d’arredamento: gli oggetti in porcellana e seta diventano un tramite per mondi lontani, suggestione di terre sconosciute e vagheggiate come in un romanzo misterioso.
Per i più piccoli: caccia al tesoro e laboratorio di disegno dalle 15 alle 17.

MUSEO REVOLTELLA:
più spazio ai pittori triestini e alle donne
Malacrea e Rosè
Per la “domenica dei triestini” il Museo Revoltella dedicherà uno spazio molto ampio alle opere dei pittori nati o vissuti a Trieste tra Ottocento e Novecento, che sono ampiamente rappresentati nelle collezioni, ma per ragioni di spazio non sempre possono essere esposti al completo. Tra il piano terra e la galleria del quinto piano, perciò, si potrà seguire un lungo itinerario che farà ritrovare tanti nomi familiari raggruppati per epoche, gruppi o tendenze. Si partirà dalle personalità centrali della transizione tra Neoclassico e Biedermeier come Bison e Tominz e via via si ritroveranno gli autori più significativi di due secoli di arte triestina: i pittori del quotidiano come Rosé e Malacrea, gli studenti dell’Accademia di Monaco come Alfredo Tominz, Isidoro Grünhut, Carlo Wostry e Umberto Veruda, i maestri con Eugenio Scomparini (sarà l’occasione per ricordare il centenario della morte e la grande donazione di opere fatta dalla vedova nel 1913), i grandi pittori di marine e paesaggio, Grimani, Flumiani e Lucano, gli emigrati, da Pietro Fragiacomo a Piero e Guido Marussig, da Giannino Marchig a Marcello Dudovich, da Enrico Fonda a Leonor Fini, gli amici e ritrattisti degli scrittori come lo stesso Veruda, Arturo Fittke o lo scultore Rovan, ma anche i ritrattisti di affascinanti signore della Belle Epoque come Rietti, Parin, Zangrando o Cambon, o i massimi rappresentanti del “Novecento” triestino come Sbisà, Stultus, Sambo, Croatto e Passauro; spazio adeguato sarà dato alle figure più autonome o originali degli anni tra le due guerre, Asco, Bolaffio, Nathan Levier e Timmel, per chiudere la rassegna con una lunga panoramica del secondo Novecento, che includerà Marcello Mascherini, Luigi Spacal, Federico Righi, Dino Predonzani, Romeo e Renato Daneo, Nino Perizi, Augusto Cernigoj, Miela Reina, Mirella Sbisà, Carlo Titz, Gianni Brumatti, Marino Sormani, Sabino Coloni, Livio Rosignano, Maria Lupieri, Edoardo Devetta, Alice Psacaropulo fino ad arrivare alle ultime generazioni con Antonio Sofianopulo, Davide Skerlj e Odinea Pamici.
Vista la vicinanza della festa dell’8 marzo, un omaggio particolare sarà dedicato alle donne pittrici e alle raffigurazioni della donna nella pittura triestina.
Per i più piccoli: caccia al tesoro e laboratorio di disegno dalle 10 alle 12.

MUSEO TEATRALE “CARLO SCHMIDL”:
itinerari verdiani
Anche il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” è «casa mia» in occasione della seconda domenica del mese, con l’ingresso gratuito ai musei comunali per i residenti. Per l’apertura di domenica 10 marzo, riflettori puntati su documenti e cimeli verdiani disseminati lungo il percorso espositivo dello “Schmidl”. Un’apposita segnaletica indirizzerà l’attenzione dei visitatori sulla presenza a Trieste di Giuseppe Verdi, nella ricorrenza del secondo centenario della nascita del compositore.
In esposizione la locandina e il libretto del «Corsaro» e dello «Stiffelio» - le due opere verdiane che a Trieste ebbero il loro ‘battesimo’ delle scene, rispettivamente il 25 ottobre del 1848 ed il 16 settembre del 1850 - ma anche la ninna nanna autografa (su parole di Francesco Maria Piave) che librettista e compositore dedicarono alla nascita del figlio di Alessandro Severi, in occasione del loro soggiorno triestino per il completamento e l’allestimento dello «Stiffelio».
Altro capitolo fondamentale della presenza triestina di Giuseppe Verdi è quella dell’intitolazione del Teatro Comunale e della realizzazione del monumento di Piazza San Giovanni. Il 27 gennaio del 1901 Verdi muore a Milano. Convocata immediatamente (sebbene sia domenica) dal podestà Scipione Sandrinelli, la deputazione municipale della Città di Trieste delibera di dedicare alla memoria del Maestro il Teatro Comunale. Due giorni più tardi, il Consiglio comunale approva all’unanimità. Contestualmente, si pongono le basi per bandire un concorso per la realizzazione di un monumento dedicato al compositore. Tra i 76 bozzetti inviati, risulta vincitore quello del milanese Alessandro Laforêt.

MUSEO SARTORIO: UN CAPOLAVORO DEL GOTICO
Tra le opere che per motivi di conservazione non vengono esposte in permanenza c’è una tavola del primo Quattrocento che rappresenta uno dei pezzi più preziosi della collezione Sartorio. Dopo parecchio tempo viene nuovamente inserita nel percorso di visita come “dono” ai visitatori che approfitteranno della domenica dedicata ai residenti.
Jacobello del Fiore (ca. 1370-1439)
Scuola veneta
Madonna dell'Umiltà, 1420 ca.
Tempera su tavola, cm 62,5 x 48 Trieste, Museo Civico Sartorio (Inv. n. 14688)
La tavola pervenne al Museo con la donazione Sartorio del 1910, assieme a quasi duemila pezzi che vanno dall’arte antica al 1900 e comprendono vetri, argenti, bronzi, miniature e i 254 disegni di Giambattista Tiepolo.
Opera esposta nel 1975 in questo Museo in occasione della mostra “Pittura su tavola dalle collezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte” e nel corso degli anni successivi a più riprese, oggi viene presentata eccezionalmente per poterla apprezzare in tutta la sua raffinatezza.
Il goticismo moderato del dipinto è evidente nel sinuoso andamento della linea e nel gusto decorativo, mentre le lunghe e affusolate dita di Maria chiuse in preghiera sono cifre stilistiche di Jacobello. La Madonna seduta sul prato (del quale è visibile solo qualche erbetta sulla parte sinistra vicino al bordo, ritagliata sul fondo dorato) appartiene al tipo iconografico definito "dell'Umiltà" , che trova notevole successo tra gli artisti veneti del Quattrocento e che era venuto in uso solo nella seconda metà del Trecento.
L’attribuzione di quest’opera al maestro veneto (riconosciuta dal Coletti nel 1953, che la accosta a quella del Museo Correr e a quella del Trittico della Misericordia dell'Accademia) sembra quasi certa. Per la datazione si propone di situarla in un periodo posteriore al 1420, in quella fase moderatamente gotica, pur con richiami bolognesi-bizantini, che fu l'ultima del pittore.
Per i più piccoli: caccia al tesoro e laboratorio di disegno dalle 10 alle 12.

MUSEO DI STORIA ED ARTE:
la scoperta dei geroglifici
Com’è noto il Museo di Storia ed Arte di via Cattedrale conserva una delle più importanti raccolte egizie d’Italia con reperti di valore inestimabile.
Per la domenica “dei triestini” propone un’iniziativa che certamente incuriosirà i visitatori: scoprire il significato dei geroglifici.
Due appuntamenti sono fissati per guidare i partecipanti a questa scoperta: alle 10 e alle 11.30.
Il mistero dei geroglifici si svelerà segno dopo segno, parola dopo parola fino a comporre le formule iscritte su alcune stele, pettorali e sarcofagi scelti tra quelli esposti nelle sale del Civico Museo di Storia ed Arte – Orto Lapidario.
Gli elementi della millenaria scrittura dell’Antico Egitto verranno illustrati da un’egittologa per permettere a tutti la comprensione del funzionamento di una lingua così lontana nel tempo e nello spazio, ma che oggi non ha quasi più segreti.


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